La mappa concettuale mette in evidenza gli ambiti maggiormente importanti per la storia dei fiammiferi, facendo particolare riferimento alle connessione tra di esse.
La storia dei Fiammiferi inizia molto prima della sua invenzione avvenuta nei primi anni del diciannovesimo secolo. Esso infatti è il diretto discendente di una serie di tentativi mal riusciti di composizioni chimiche in grado di accendere un fuoco.
Nonostante fossero già da tempo presenti molti tipi di Acciarini ed erano prossimi all'introduzione alcuni tipi di Accendini moderni, il Fiammifero voleva essere da subito tascabile, comodo ed economico. Inoltre la differenza fondamentale tra i due oggetti è il tipo innesco: meccanico il primo, chimico il secondo.
La Chimica
è infatti uno degli elementi base in questa storia: ha generato infatti
differenti tipologie di fiammifero e la sua evoluzione è data soprattutto da
altri fattori come le Risorse e le
problematiche delle materie utilizzate.
Il fiammifero, nella sua semplicità,
permette di portare Luce e Calore e di averli quindi a portata di
mano ad un pubblico sempre maggiore: anche le classi inferiori potevano
permetterselo e la sua diffusione è un elemento importante nella sua storia.
Source: Archivio Saffa |
Un oggetto così piccolo diventa infatti spesso soggetto di eventi importanti nella storia influenzando non poco le Industrie e i relativi sistemi organizzativi. Ogni tipologia di fiammifero ha generato infatti ampi mercati e altrettanto ampie produzioni industriali, generando spesso una rete di problematiche relative allo sfruttamento del Lavoro e alle scarse condizioni dei lavoratori.
L’evoluzione del nostro piccolo oggetto
è stata dettata principalmente dalle problematiche dei composti chimici di cui
erano fatti. Questi infatti contano innumerevoli differenti ricette prima di
giungere a quelle ritenute più sicure, lasciando per quasi un secolo un piccolo
strumento potenzialmente (e in alcuni casi lo diventava davvero) disastroso.
Prima ancora della salute dei lavoratori vanno citati i molteplici incidenti
causati dalle violente reazioni chimiche durante la fase di accensione, così
come gli inneschi involontari nei magazzini delle industrie.
Source: Bbc.co.uk |
Come spesso accade l’invenzione è attribuita
a un incidente del chimico John Walker che nel 1826 inventò la prima luce a
sfregamento. Suo è anche il merito della proposta sul mercato nella classica
scatola di cartone con la relativa striscia dedicata all’accensione.
Nonostante la rivoluzione del primo
fiammifero le problematiche erano molte fin da subito: questo infatti aveva un
odore particolarmente sgradevole all’accensione e dalla pericolosità data dalle
scintille che arrivavano in alcuni casi a metri di distanza. Per ovviare a
questo Charles Sauria aggiunse al composto il Fosforo Bianco, elemento chiave nella chimica del fiammifero. Ben
presto si scoprì infatti che la sua tossicità era causa di gravi problemi di
salute per gli operai delle aziende e per chiunque fosse esposto ai vapori
generati dalla fiamma.
Source: Archivio Saffa |
Gli elementi chimici che spesso risultavano
tossici o inadeguati per i fiammiferi furono soggetti in molti casi a divieti o
Tasse per evitarne l’uso. Una vera
campagna contro l’uso del fosforo bianco (e che in parte rappresentava anche
una lotta per i diritti dei lavoratori) fu indetta in moltissimi stati europei,
dove a mano a mano a partire dal 1872 si ebbero riscontri da parte dello stato.
Nonostante l’alto grado di incidenti negli Stati Uniti non si giunse mai a un
vero divieto del fosforo bianco fino all’introduzione di una tassa nel 1913
contro l’utilizzo di questo.
La Geografia
del fiammifero e delle sue industrie si lega alle invenzioni dei nuovi composti
che hanno permesso al fiammifero di svilupparsi. Per ovviare ai problemi del
fosforo bianco venne inventato infatti il fiammifero di sicurezza o Svedese,
dalla sua invenzione e relativa produzione che divenne quasi monopolio della
Svezia nel periodo appena successivo. Il piccolo paese di Jönköping è il centro della storia del fiammifero svedese per l'importante azienda che lì produsse fino al 1970 i noti cerini. Ora sorge un Museo del Fiammifero che ripercorre tutte le fasi più importanti con un'importante collezione dei tändsticka.
In Italia la produzione di fiammiferi si
distinse per gli stabilimenti di Dellachà che avviò l’azienda nei pressi di
Moncalieri e ingrandì la produzione all’estero, e per l’azienda Saffa, la quale
aumentò la produzione con un grande numero di industrie sparse sul territorio
nazionale.
L’enorme diffusione raggiunta e i
relativi volumi di produzione (che nel 1896 per il solo stabilimento di
Dellachà avrebbe raggiunto la quantità di 360.000 scatole al giorno) convinsero
lo stato a inserire il monopolio per i fiammiferi nei mesi successivi all’inizio
della guerra in Etiopia per le ingenti spese da sostenere. Nello stesso anno
arrivarono a costituire in Italia quasi un settimo del totale delle tasse
incassate (circa 960.000 Lire). L’abolizione del Monopolio di Stato avvenne
soltanto nel 1923 quando con il Regio Decreto Legge n.560 venne sostituito con
una imposta di fabbricazione. (In una proposta di legge del 1951 vediamo ripercorrere la storia delle tasse sui fiammiferi)
La scatola di fiammiferi era destinata a finire in fretta nelle tasche di quasi tutti, e con loro la Pubblicità. La scatola, in diverse forme e dimensioni date soprattutto dal tipo di fiammiferi che contenevano aveva una costante: il materiale era quasi sempre il cartone e le dimensioni erano quasi sempre adatte a contenere un messaggio o un’immagine pubblicitaria.
Ancora una volta i fiammiferi di Dellachà si distinsero per una caratteristica: le scatole venivano stampate in fototipia, tecnologia di recente invenzione che permetteva ottimi risultati in questo settore.
L'evoluzione del progetto grafico delle scatole dei fiammiferi e la sua storia (A History of Matchboxes) segnano importanti evoluzioni nel campo della grafica.
In questo modo si fecero portatori di nomi e oggetti sempre diversi, spaziando dalle medicine ai liquori ai lucidi per le scarpe, fino ad arrivare ad essere in tempo di guerra strumento ideale per la propaganda bellica. Ovunque nel mondo le scatole dei fiammiferi riportavano messaggi politici o inviti ad una partecipazione attiva alla guerra.
Casualmente i fiammiferi si trovano
anche al centro di una interessante storia da cui nacque la così chiamata Sachplakat,
una tendenza nella pubblicità che si diffuse in fretta dopo un poster,
progettato da Lucian Bernhard per la Priester Match Company, in cui erano
illustrati due fiammiferi su sfondo nero. L’aneddoto raccontato dallo stesso
Bernhard ricorda le prime bozze del poster che mostravano alcune sigarette:
quando qualcuno si complimentò per l’ottimo poster (senza intuire però che si
stessero pubblicizzando i fiammiferi) capì che anche un oggetto così piccolo
doveva essere soggetto, così come lo è stato in tutta la sua storia.
Source:
BBC - A History of the World
Museo Saffa - Corriere.it
Source:
BBC - A History of the World
Museo Saffa - Corriere.it